Assistenza Agli Alunni Diversamente Abili

Negli ultimi tre anni ho seguito per conto dell’Unione Reno Galliera le politiche legate al sociale e alla scuola. Uno dei temi più rilevanti emersi in questi anni riguarda l’assistenza agli alunni diversamente abili. Un problema che coinvolge le famiglie, gli Istituti Comprensivi, i Comuni e le Aziende Sanitarie. Solitamente accade che dalla scuola arrivano segnalazioni di bambini dai 0 ai 17 anni con problematiche varie: dai disturbi pscichiatrici, di comportamentali e autismo ai disturbi specifici legati allo sviluppo psicologico, dai ritardi mentali ai disturbi legati a condizioni organiche (neurologiche, genetiche, ecc..) a quelli legati a situazioni psicosociali anomale. Le segnalazioni arrivano all’AUSL che con i loro medici ed i professionisti valutano la gravità dei casi ed il numero di ore settimane di assistenza che necessiterebbero. Gli Istituti comprensivi hanno in dotazione organica insegnati di sostegno (statali) ma essi non bastano a coprire i bisogni. In questo modo sono i Comuni che investono risorse per incrementare il numero di insegnanti di sostegno nelle scuole, attraverso l’utilizzo di soggetti esterni scelti attraverso specifiche procedure di gara.

In questi anni sul territorio si è verificato un aumento considerevole di bambini e ragazzi certificati e gli enti locali, soprattutto quelli di piccole e medie dimensioni, hanno sempre più difficoltà a reperire le risorse per rispondere ai bisogni. Ma non solo, da diversi anni è in atto un dibattito su qual è il modello organizzativo che meglio può rispondere ai bisogni di assistenza e di  inclusione all’interno del mondo scolastico.

Un evento molto interessante su questo tema si è svolto a Dicembre 2018, il 3 durante la “Giornata mondiale della disabilità” in Città Metropolitana di Bologna. Durante il seminario dal titolo  “L’educatore di istituto e l’impegno degli enti locali nei processi di inclusione scolastica”  (tutto il materiale è scaricabile a questo link  è emerso chiaramente da queste tabelle presentate da AUSL Bologna che:

  • nel corso degli ultimi anni sono aumentati i casi di bambini che hanno bisogno di assistenza. L’incremento è legato all’aumento di patologie specifiche come l’autismo, deficit uditivi e a condizioni psico-sociali anomale
  • è aumentato lo stanziamento degli Enti locali per l’assistenza ai diversamente abili, anche se non in maniera sufficiente rispetto i bisogni e con notevoli difficoltà legate alle finanze comunali

Che cosa fare quindi per accelerare la risoluzione di un problema che sta assumendo sempre più i caratteri di un’ emergenza sociale? Diverse sono le linee tracciate durante l’incontro:

  • sul piano organizzativo si è sperimentata la validità del modello educatore di Istituto. Un modello già in uso a Bologna ed in alcuni Comuni e distretti come Casalecchio e Reno-Lavino- Samoggia, che consente di superare la frammentarietà degli interventi e che consente di stabilizzare, anche sotto il versante contrattuale e occupazione, gli insegnanti di sostegno, favorendo un intervento da parte di questi ultimi anche nel gruppo classe e non solo sul bisogno individuale del bambino;
  • sul piano politico serve un intervento regionale che consenta di stanziare più risorse con più stabilità su questo tema. Si è proposto di istituire un fondo per l’infanzia 0/17 anni su modello di quello per la non autosufficienza per gli anziani in grado di investire di più su un settore così strategico come quello dell’inclusione scolastica e dell’educazione delle giovani generazioni
  • si è verificato come la gestione dei servizi scolastici in Unione (fra i Comuni) consenta di omogeneizzare i livelli di trattamento verso i cittadini, di non scendere sotto un livello minimo ottimale di erogazione del servizio e di utilizzare anche parte dei trasferimenti regionali e/o degli avanzi per misure straordinarie annuali come l’innalzamento del livello dei bisogni su uno specifico tema, come in questo caso può essere l’assistenza agli alunni diversamente abili.

Anche in questo caso, l’ascolto, il confronto e l’emersione dei bisogni e delle buone pratiche a livello locale può rappresentare un’occasione per migliorare le politiche pubbliche di Enti e Istituzioni superiori e farle diventare best practises a livello nazionale!

Pieve di Cento (BO)