Covid-19

Dal 21 febbraio anche la nostra Italia è attraversata da Coronavirus Disease 2019 (Covid-19). Un terribile virus che ad oggi (13 Marzo) ha già causato 1266 morti.
La priorità del Governo italiano è quella di contenere al massimo la diffusione e del virus e di sostenere il sistema sanitario. Una sanità che si basa sulla centralità del sistema sanitario pubblico e sul diritto alla cura per tutti gratuitamente (a differenza di altri sistemi, come per esempio quello statunitense). Un sistema che quindi non può permettersi di non curare qualcuno. Uno Stato che ha come priorità il diritto alla salute. 
Da qui le decisioni del Governo che, in pochi giorni, ha previsto la chiusura di tutte le attività, tranne quelle legate ai servizi essenziali, e divieti di spostamenti dei cittadini se non per giustificati motivi (lavoro, salute, spesa alimentare, ricongiungimento famigliare) sottoscritti da un’autocertificazione. Oggi la priorità è quella di evitare il dilagare del contagio in tutto il Paese e al Sud dove gli ospedali difficilmente riuscirebbero a sostenere migliaia di contagi e di garantire le cure negli ospedali del Nord (in particolare Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte) oggi molto “stressati” a causa delle migliaia di contagi che hanno riempito le terapie intensive degli stessi.

In questi giorni si parla anche molto degli scenari economici di medio periodo. Ho avuto modo di leggere diversi commenti e articoli di importanti analisti, studiosi e accademici. Le principali considerazioni mi pare vertano su tre punti:

  1. È difficile ora calcolare quale sarà esattamente l’impatto di questa pandemia. Sicuramente il mondo nel corso dell’ultimo secondo ha attraversato diverse epidemie e pandemie (vedi tabella). Ma le differenze rispetto al passato sono evidenti. Nel 2020 il Covid-19 sta colpendo la Cina e molti Paesi occidentali. Gli stessi Paesi sono inseriti in un sistema economico che oggi è molto interdipendente e interconnesso. Basti pensare che la Cina esporta nei Paesi Occidentali materie prime e beni intermedi che vengono poi trasformati per realizzare prodotti che a loro volta vengono dagli stessi Paesi Occidentali esportati. Questo significa che quando si rallenta, o addirittura si ferma la produzione in un Paese o in alcuni settori di un Paese, questo ha ripercussioni anche nel Paese lontano verso il quale si importa e/o esporta soprattutto quando il contagio ha dimensioni enormi come questo. Così come il calo della domanda comporta inevitabilmente un calo della produzione e rischia di mettere in difficoltà le imprese.


  2. Quello che possiamo prevedere è una crisi della domanda e una crisi dell’offerta di beni e di servizi. Ad oggi i settori più penalizzati sono quelli del turismo e dei trasporti. Ma presto lo sarà anche il commercio al dettaglio, i servizi alla persona ed il rischio riguarda anche le imprese agricole e manifatturiere. Di fronte a questo scenario, che non sappiamo oggi quanto durerà, bene fa il Governo a prevedere delle misure (il Presidente del Consiglio Conte ha annunciato 25 miliardi di euro di misure di cui 12 immediati) che agiscano sia per sostenere le imprese (affinché non chiudano a causa del calo della domanda o del fermo dell’attività) sia la domanda (sostegno alla reddito e alla capacità dei consumi dei lavoratori e delle famiglie) affinché, nel contesto italiano già difficile, si possa lavorare per reggere entrambe le componenti. Sarà poi necessario, come già annunciato, prevedere una fase due in cui possano essere varate nuove politiche economiche sulla base dell’andamento del Codiv-19.
  3. Il ruolo dell’Unione Europea in questo scenario. Diversi sono i Governi che ancora non si stanno sufficientemente preoccupando degli effetti del Covid-19. Il rischio è che troppo sia demandato ancora ai singoli Governi nazionali, quando oggi più che mai l’Unione Europea dovrebbe fare squadra e sistema, sia nel fronteggiare l’emergenza ma anche per rilanciare fin da oggi alcune priorità per il medio periodo, innazitutto sulle politiche finanziarie e sulle priorità di sviluppo e del modello di sviluppo che si vuole perseguire. Segnali positivi stanno arrivando dall’intervento della BCE volto a fornire liquidità alle Banche, affinché sostengano le imprese private, e ad acquistare titoli di Stato per non mettere in difficoltà i Paesi proprio oggi che hanno bisogno di “spendere” e di non sottostare a politiche pubbliche restrittive. Così come dall’annuncio di Bruxelles di prevedere la sospensione del Patto di Stabilità consentendo ai Paesi di spendere tutto quanto necessario per sostenere i sistemi sanitari, le imprese ed i lavoratori.

Siamo quindi nel pieno di una nuova fase storica, di un passaggio, speriamo breve, che nessuno di noi poteva nemmeno immaginare pochi mesi fa. L’Italia si è fermata ed i contagi stanno aumentando anche nei Paesi europei noi vicini di giorno in giorno. I veri eroi di questo momento sono i medici e tutto il personale sanitario che si sta adoperando per fronteggiare una sfida enorme e per tutelare e garantire la salute di tutti. Ma non possiamo non pensare che usciremo da qui diversi rispetto a prima. E per uscirne “bene” oggi è fondamentale pensare che insieme si può migliorare il mondo che vogliamo lasciare alle generazioni che verranno dopo di noi. Per questo l’Italia, oggi in prima linea, non può sentirsi da sola. Perché la sfida è di tutta l’Europa che dovrà lanciare dei messaggi e delle azioni nuove su dove andare, su come stare insieme e su come vivere. Si, perché solo se si è una grande comunità e si persegue una visione comune, ciascuno con le proprie peculiarità e caratteristiche, nel piccolo di un Comune o nel grande di una Unione Europea, si può davvero cambiare facendo tesoro degli errori che troppo spesso hanno ci hanno contraddistinto in questi ultimi decenni.

Pieve di Cento (BO)